Sistema Confcooperative

Sviluppo sostenibile: Gardini, su Agenda 2030 necessario colmare il ritardo del nostro Paese

“Ancora molto, troppo lontani dal percorso di sostenibilità delineato dall’Agenda 2030 e dagli impegni sottoscritti all’ONU un anno fa. Occorre invertire la rotta, farlo con decisione e presto, già con la prossima legge di Bilancio”. Così il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini ha commentato il Rapporto dell’ASviS su “L’Italia e gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile”  presentato alla Camera dei Deputati. Confcooperative aderisce all’ASviS insieme ad altre 125 organizzazioni per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 e sostenerne la realizzazione.

Con oltre 4,5 milioni di poveri assoluti, un tasso di occupazione femminile inferiore al 50%, oltre 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano; con investimenti in ricerca e sviluppo di poco superiori all’1% del PIL, l’Italia sconta un ritardo che rischia di scavare un solco sempre più profondo tra le società e le economie più avanzate e quelle che arrancano per stare al passo.

“Con un tasso di abbandono scolastico del 27,3% per i figli di genitori meno istruiti a fronte del 2,7% per i figli di genitori in possesso di laurea e un rapporto tra ricchi e poveri tra i più squilibrati dell’area OCSE; con significative disuguaglianze di genere e un’inaccettabile violenza sulle donne (76 femminicidi dall’inizio dell’anno); un degrado ambientale forte soprattutto in certe zone del Paese e tutte le specie ittiche a rischio; con il 36% di persone che vive in zone ad alto richio sismico e un’alta mortalità a causa dell’inquinamento atmosferico nei centri urbani; con una transizione troppo lenta alle fonti rinnovabili rispetto agli accordi di Parigi, l’Italia dimostra di essere ancora molto lontana. Eppure sappiamo di non avere alternative per garantire un futuro al Paese – ha ricordato il portavoce dell’Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Enrico Giovannini,

Il Rapporto dell’ASviS contiene approfondimenti analitici per ciascuno dei 17 Goal dell’Agenda 2030, nonché una rassegna delle strategie disegnate da altri paesi europei (Francia, Germania, Finlandia, Svizzera, ecc.), e illustra le proposte dell’Alleanza per interventi di natura istituzionale e ordinamentale, e per politiche economiche, sociali ed ambientali integrate.
“Per fare dello sviluppo sostenibile il punto di riferimento di tutti gli operatori economici e sociali – ha detto Giovannini – tale principio va inserito nella Costituzione italiana, intervenendo sugli articoli 2,3 e 9, come proposto dagli esperti dell’ASviS.

Rispetto alle politiche, articolate in sette diverse aree, il Rapporto formula diverse proposte, tra le quali:

  • Cambiamento climatico ed energia. La priorità assoluta per l’Italia è quella di ratificare l’Accordo di Parigi, spingendo alla ratifica l’intera Unione europea. Va poi definita quanto prima la Strategia Energetica nazionale in linea con gli impegni dell’Accordo di Parigi per la decarbonizzazione del nostro Paese.
  • Povertà e disuguaglianze. Un Piano nazionale di lotta alla povertà, basato su uno strumento universale e sulla razionalizzazione e armonizzazione degli altri sussidi esistenti, da attuare secondo un percorso pluriennale con il supporto degli enti locali, delle strutture pubbliche operanti sul territorio e del Terzo Settore. Inoltre, la priorità deve andare a politiche tese ad aumentare l’occupazione femminile. Va anche assicurata la piena applicazione della legislazione esistente in materia di parità di genere, garantendo i relativi finanziamenti ove previsti.
  • Economia circolare, innovazione, lavoro. Va definito un piano di incentivazione fiscale che incoraggi il pieno uso delle materie prime, la realizzazione di piattaforme di differenziazione, di riciclo e di valorizzazione dei rifiuti generati dalla produzione, confezionamento, distribuzione e vendita dei prodotti. Poiché l’innovazione e la ricerca sono vitali per la transizione allo sviluppo sostenibile, l’Italia deve colmare al più presto il ritardo esistente in questo campo rispetto ad altri paesi.
  • Capitale umano, salute ed educazione. Portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile richiede un investimento significativo in capitale umano, la cui qualità dipende, in primo luogo, da un’adeguata alimentazione, una buona salute e un’educazione di qualità, ma nel campo dell’istruzione l’Italia è oggi dove i paesi europei erano all’inizio degli anni 2000. Fondamentale è, in questo campo, l’avvio di un programma di lifelong learning, assente nel nostro Paese.
  • Capitale naturale e qualità dell’ambiente. Il raggiungimento degli Obiettivi relativi a capitale naturale e qualità dell’ambiente obbliga a una forte accelerazione degli impegni che l’Italia ha già assunto in sede internazionale ed europea, anche perché molti degli obiettivi vanno raggiunti entro il 2020. Vanno attuate le normative esistenti – come quella che prevede il censimento e l’eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente – e i piani nazionali già disegnati.
  • Città, infrastrutture e capitale sociale. Definire, così come fatto per le “aree interne”, una Strategia per lo sviluppo urbano sostenibile, sulla quale sia incardinata l’Agenda urbana nazionale citata anche dal Rapporto italiano preparato per la Conferenza dell’Onu Habitat III del prossimo ottobre. Va approvata quanto prima la legge sul consumo di suolo, apportando le necessarie modifiche all’attuale testo per uniformare la sua definizione a quella europea.
  • Cooperazione internazionale. L’Italia deve avanzare in maniera decisa verso il rispetto degli impegni internazionalmente assunti con riferimento all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) (0,7% del PIL), realizzando quel graduale ma costante aumento di risorse stabilito con l’ultima Legge di Stabilità. Inoltre, raccomandiamo di adottare gli SDGs come quadro concettuale per la scelta degli interventi e di assicurare la piena applicazione dei principi di efficienza e coerenza delle politiche per lo sviluppo adottati dalla comunità internazionale.

“La cooperazione, noi di Confcooperative – ha aggiunto Gardini – possiamo e vogliamo prenderci in carico una buona parte di responsabilità per contribuire a una società che, per intenzione oltre che per progettazione, sia sostenibile: attraverso democrazia e biodiversità economica ma anche perseguendo etica e legalità nella gestione delle imprese, proponendo sussidiarietà nell’organizzazione dei servizi pubblici per dare un ruolo primario a cittadini, imprese, associazioni, promuovendo un welfare di comunità sociale e sanitario in partnership pubblico/private, conducendo un’energica lotta alla povertà e politiche inclusive attente innanzitutto alle fasce deboli, riconoscendo il valore della socialità non solo nell’output delle imprese e istituzioni ma anche nella fase di “produzione”; restituendo centralità al territorio, alle comunità e prossimità al bisogno”.